venerdì 10 dicembre 2010

T o u r n i q ue t.

corri finchè non devi fermarti ad annodare i lacci
emostatici. che altrimenti inciampi.





domenica 21 novembre 2010

:

di rado mi paragoni ad un fiore.
più spesso ad un guscio di noce
più spesso a un'impronta nel fango
più spesso al tuo naso d'inverno.

sabato 13 novembre 2010

;

mi piaceva delle tue mani che mi stessero così bene indosso. tra le curve della mia gabbia a riposare negli spazi delle costole come su una vecchia sedia sdraio colorata " bagni lido di Cervia". Gli spigoli delle anche come mobili nei corridoi di una casa borghese. tu vivi in un appartamento al piano terra ma immagini quei corridoi e correrci attraverso e di sbattere contro le credenze degli argenti buoni, come palazzi. i nostri corpi seriali produzioni architettoniche a riscaldamento centralizzato.le lacrime giù per le grondaie, scendevi la mia schiena due gradini alla volta ed era spesso un frenetico inciamparmi attorno. i letti disfatti che sono i riccioli di pelo del tuo sesso. i denti come le ceramiche decò del bagno con le tue crepe perfette. chiama l'idraulico ad aggiustarci il sorriso. lo stipite della porta è quasi i tuoi polsi, i fili elettrici le nostre sinapsi annoiate pendolari impermeabili.

mercoledì 27 ottobre 2010

Vorrei essere felice. Oppure una scrittrice.

Ho queste piccole epifanie personali. Niente stella cometa e nemmeno le tasche piene di mirra. Oggi ho pensato a Baudelaire e la sua poesia ecco credo sia decisamente lo sporco il rifiuto umido e verdastro tra le mattonelle. Precisiamo. non è ancora poesia, ma lo diventa quando l'unghia con distratta ostinazione ne gratta via un pezzetto. quel che resta incastrato tra la pelle e l'unghia, direi che quella è la poesia di Baudelaire.




Polaroid.

E abitavo la Berlino est del tuo cuore di tenebra. in un bilocale con le tubature a vista. la moquette era piena di topi. lo diceva de gregori.nella vasca da bagno facevamo il morto e facevamo l'amore.solo due pollici e un televisore. di televisore. stava nell'armadio con le cose che non volevi ricordare. giocavamo a non guarire.vincevi. spesso ma non sempre.guardavamo minestrone congelato sciogliersi.al sole.vestire il lutto per le falene andate a morire. vicino ai neon.dell'ascensore.

mercoledì 29 settembre 2010

Edmund Rostand

Un apostrofo rosa.
in pezzi ai tuoi piedi.
migliaia.
coi cocci di quell'amore di vetro
mi cucivi un segreto sulla bocca

domenica 12 settembre 2010

[

sopravvivo,
vagamente

a me stessa.

martedì 7 settembre 2010

Falene.

E in tutti i suoi sogni il cielo era vivo di farfalle
copie riuscite male di deliziosi lepidotteri
più simili a falli volanti non avevano alcuna grazia
venivano dalle tue ciglia e si nascondevano sotto le coperte
si vergognavano del loro esistere e ovunque volare
e ormai erano cancro e tumore del vento
e piangevano le loro crisalidi ed erano già signorine
perdevano sangue dalle ali e ti aspettavano per morirti tra le gambe
li dove la luce non poteva spingersi e farsi amare
erano malate di aria malsana
erano vecchie di venti ore

erano falene
puttane
infette.

La sarta di Spoon River.

E c'era la Chiesa c'era il Barbiere e il negozio di stoffe
c'era miss Dora Williams vedova di mille uomini
nascondeva elisir d'amore e cianuro nella scatola del cucito
tra una capocchia di spillo e un ditale.
piangeva ogni notte i mariti defunti,
naufraghi soldati furfanti
cucendo per loro interminabili corredi funebri
conservava ago e filo in gola
e ovunque cantava odi a Cristo
martiri entrambi lo teneva crocifisso al seno
e non aveva corone
nè vangeli
nè spine.
la noia il suo Calvario.
Le donne alla messa bisbigliavano
di certe sue abitudini
e certi suoi ospiti
e i loro mariti
sgualciti
a farsi rammendare un panciotto
ricucire un orlo
attaccare un bottone da lei
nell'appartamento vicino ai Champs-elysèes.

Madame T a e d i u m v i t a e


ogni seconda domenica del mese suonava alla porta.
Madame Noia entrava irriverente con valigie e una cappelliera
indossava vistosi copricapi a falda larga e piume pavone
sedeva sulla mia poltrona e ai piedi aveva Parigi,
legata con lacci di cuoio e tacchi alti.
Le lancette costringevano gli orologi della casa in religiosi silenzi
soffocare le ore e in ossequio di lei alcun rintocco.
si dilatavano interminabili spazi tempi e soffitti
e gocciolava tedio dagli occhi a fissarne dita
scandire eterni secondi sulla tabacchiera.
Quando Madame era in casa, ovunque era miele e fumo
incollava gomiti e pensieri di plumbea melassa.
aspettare anche le vene piantarla di lucide fluire,
unico divertissemènt pomeridiano.

Papaveri.

Ad Ercole le sue dieci fatiche
cantate dai rapsodi
e musicate ovunque di cetre.


Io piango per Psiche
e i suoi semi,
oppiacei.

Altalente.

Una mosca sul cuore
e un Bloody Mary tra le dita nicotina,
pensavi a chicchèssia
e ulteriormente insaporivi i salatini
di amaro dagli occhi gocciolare.
La cameriera esprimeva le sue più sentite condoglianze
per la perdita del tuo fegato disperato
tu l'avresti voluta nascondere sotto il tavolo
darle la mancia per baciarle i capelli vagamente elettrici
e prendere 100 watt di amore in vena di quei fili suoi corrente.
Altre ciglia e clienti affollavano il locale.altre ciglia.
Uscivi claustrofobica di quei troppi corpi
e sotto molecole di ossigeno finalmente la mosca ti seduceva
di squallide francesi poesie, raccontate nelle tue orecchie.
Avresti anche voluto cavalcare altalene
ma eri troppo etilica per sbucciarti le ginocchia e non piangere
come quando bambina di lunghe trecce
leccavi scarpette vernice come rospi di zucchero
e tua madre altrove
ad agitare lenzuola.

forse con quel tale
(di lui non ricordavi il nome di battesimo).

21.57

Eravamo sposati da chissà quante ore.
agosto entrava impertinente dalle persiane ma io ti avevo dipinto le palpebre di nero per non sentirlo arrivare.
sotto le coperte fingevamo fosse febbraio e correre nella neve ma il sudore ci tradiva.stavamo abbracciati alle volte, altre volte no. diciamocelo, avevo trascurato le faccende domestiche, c'erano piatti da lavare e colletti da stirare e la tua barba da radere e le mosche sai, sugli avanzi di torta. facevano simposi platonici e succhiavano erotiche Oggi sposi di candida glassa, io non ero invitata a quel party. I fondi di caffè non avevano niente di interessante da dire e i divani gridavano chiamatuamadredillechelamichiedilepochieuro. prendevo tempo e ti scrivevo lettere di polvere sulla cassettiera.
poi ti ho detto voglio un frullatore, sarà tutto ok se avremo un frullatore 8 velocità. bimba col frullatore non ci paghi l'affitto, mi hai detto. il tuo s a r c a s m o mi dà i nervi, mi farai venire un'ulcera. ho preso i bicchieri da cocktail regalo di nozze diqueituoicugini e ho preparato aperitivi Lexotan e ombrellini, alcuni erano rotti ho scritto sul frigo comprare ombrellini da cocktail nuovi so che non lo farai. le benzodiazepine le ho lasciate fare sesso nelle mie vene e venire nella mia testa. penso ancora che un frullatore sistemerebbe ogni cosa mi succede spesso si chiama desiderio ossessivo compulsivo. mi sfotti e ci aggiungi distocazzo, non fa ridere. la mia analista dice che dovrei smetterla di sporcare la mia vita ,di cagarci sopra. l'ha detto e mi sono vergognata lei l'ha capito e mi ha offerto una caramella balsamica. smettere di sposarmi e scoparmi e un'Idea,dice la mia analista.

sabato 28 agosto 2010

;

nascondevo perle opalescenti saliva nella grotta che era la tua bocca.

domenica 22 agosto 2010

sai,

ho l'armadio pieno.di scheletri.mi rubano i vestiti e non mi fanno dormire.

giovedì 12 agosto 2010

come i sassi e i fili d'erba, non avere identità.

ecco cosa vorrei adesso.

lunedì 22 marzo 2010

17.37

faccio dell'altro.

penso. leggo. scrivo.

penso ai surgelati, alle canottiere bianche di mio padre, al colore dei mobili in ospedale che dovrebbe rallegrarti e invece ti deprime, e ti resta in testa e non ti comprerai mai una maglia di quell'arancione-sedia di corsia su cui hai aspettato che qualcuno morisse. soprattutto se quel qualcuno non è un qualcuno qualsiasi.

leggo poesie e mi costringo a non tradurle in italiano. leggo borges e laforgue e leggo hikmet e alda merini e montale e libri che parlano di me perchè le storie degli altri irrimediabilmente mi annoiano.

scrivo ma scrivo su splinder perchè posso scrivere piccolo e grigio ed è una cosa adorabile.

ah, disegno capezzoli e bevo camomilla.


per il resto pànta rèi òs potamòs, come al solito.

lunedì 1 marzo 2010

Moka.

sporcava di caffè le lettere d'amore di quello sconosciuto che l'adorava di biro blu. le parole le svegliava ed erano ti amo ed erano i tuoi occhi ed erano quanto sei bella e insieme con loro ballava ed era una musa e c'era chi si sarebbe ucciso per lei. leccava caffeina e un pittore l'avrebbe certo dipinta euforica e gocciolava dalle palpebre sbarrate come le sue gambe.

venerdì 26 febbraio 2010

spettri

il vestito da sposa
di mia madre
è vergine di pizzo
una candida puttana
accompagnata all'altare da suo padre
e altri abituali clienti.

Falle compagnia
conosce tutti i trucchi
del suo mestiere.

Può amarti ogni sera nell'armadio
per pochi spiccioli.

giovedì 25 febbraio 2010

le vacanze del duemilatrè.

tutti gli altri partivano per la colonia estiva
a noi restava l'asfalto e sognare di sogni avidi
le giornate di giugno passavano liete
tra semafori e spingersi un po' troppo in là.

crescevamo col sole negli occhi sai
crescevamo con le tue impertinenti ginocchia
loro crescevano con noi
ed erano già di un uomo
quando venne l'autunno e gli altri tornarono
e avevano scambiato indirizzi
e una goccia di sangue

ma non ti avevano visto
diventare uomo
non avevano vistole tue ginocchia
dimenticarmi nuda
a Ferragosto sull'erba.

mercoledì 24 febbraio 2010

Poros e penìa.

ti raccontano di Amore che è come una carezza del Signore.
e ti raccontano solo stronzate menzogne.
Amore è squallido.
Amore è un demone scalzo.
Amore dorme sdraiato per terra
sull'uscio delle case
per le strade sporche.
le notti le passa all'addiaccio, Amore.
è nudo.
è misero, quel figlio di Afrodite.

martedì 23 febbraio 2010

,

la parola del giorno è umiltà.
sono proprio brava a scriverla, mi viene benissimo.

martedì 9 febbraio 2010

Sunday morning.

i vetri appannati le concedevano quei due, diciamo cinque, ecco quei cinque secondi per sperare che fuori non fosse di nuovo arrivato il giorno, col primo treno del mattino puntale con le sue nuvole e i suoi semafori. ma che magari il mondo fosse bruciato durante la notte e lei potesse godersi il buio e spogliarsi per lui con beethoven intorno e l'inseparabile sua medusa nel caffè, senza zucchero. si sarebbe messa calzini bucati dimenticati tra le lenzuola da un amore o da suo padre, un amore comunque. calzini molto più grandi dei suoi piedi di tre numeri almeno, e avrebbe giocato a moscacieca con i mostri sotto il letto e preso il tè con gli scheletri che vivevano nell'armadio e avevano storie da raccontare. fingere di non avere che ossa l'avrebbe divertita oltremodo.

martedì 2 febbraio 2010

le persone.

le persone che ti conosco meglio sono quelle che sanno come farti sentire davvero uno schifo.
direi che mi conosci perfettamente,adesso.









chepoilosochenonèverouncazzo

domenica 24 gennaio 2010

_

ti amo.
chiunque tu sia, che hai spento qui la tua marlboro.
amo la cenere che ti è caduta dalle labbra.
amo anche le tue labbra, le amo.
non ti conosco, ma so della tua cenere.
ora spengo qui una chesterfield
cosi forse qualcuno ci amerà entrambi stasera.

domenica 17 gennaio 2010

bimbi sperduti.

c'era una,due e mille volte un bambino che prendeva una coperta e i gioielli di sua nonna e camminava fino alla spiaggia, una mattina che era inverno e che era freddo da gelarti gli occhi, e quel bambino non lo vedeva nessuno dal freddo che c'era quella mattina d' inverno che a tutti aveva gelato gli occhi.si sedeva dove le onde potevano entrargli nelle scarpe così avrebbe potuto portarsele a casa poi. la collana di perle della nonna era più vecchia del mare e lui con la coperta sulle spalle e la collana sui capelli giocava a fare il re del mare. puniva la sabbia perchè era troppa il cielo perchè era lontano dava un bacio a un pescatore e teneva in bocca vetri levigati blu come amuleti. poi le perle le nascondeva nell'oceano e fuggiva e perdeva onde dalle scarpe e dal cuore. ma nessuno lo vedeva. aveva a tutti gelato gli occhi, quell'inverno.

giovedì 14 gennaio 2010

nuvole.

Qualcosa di terribilmente dolce come starsene nudi coi calzini addosso.
piangere per il cielo e i suoi lividi.

niente di più.
forse un giradischi.
forse l'estate.
forse il mondo fuori.


lunedì 11 gennaio 2010

when I grow up I will come and see you in the City

quando me ne andrò da qui sentirò la mancanza del mio dentrifricio,
dubito lo venderanno nel supermercato di dove sarò andata a finire.
dovrò ricordarmi di non imparare la lingua questa volta

Ehi splendore ti amo ti odio un etto di burro

ti scopo che fai stasera si potrebbe surgelati

quelle mani non toccarmi sempre dritto mi ucciderai grazie
arrivederci

saranno solo blablablablabla
finalmente il resto di voialtri una vasca di pesci rossi.

domenica 10 gennaio 2010

intestini marini

ho spesso ottenuto quello che volevo

alle elementari avevamo sezionato un tonno
io sono stata molto fortunata
mi sono portata a casa le branchie.
alcuni hanno avuto solo le squame.

mercoledì 6 gennaio 2010

considerazioni.

la mia sensazione preferita è al momento la nausea vertigine.




credo con te fosse nausea vertigine.
mi chiedo perchè mi venisse da piangere, ogni volta.

Cose che

cose che mi entusiasmavano da bambina:
- le altalene
- le vetrine dei negozi di giocattoli
- i vermi
- i pulsanti rossi
- l'apparecchio fisso
- la neve
- tapparmi il naso con le mollette del bucato
- i capelli rossi
- sailor moon
- guardare qualcuno far saltare una frittata
- le poltrone
- gli animali pelosi
- il mio naso
- il nascondino


cose che mi entusiasmano oggi:
- le altalene.

domenica 3 gennaio 2010

Pagine strappate.

Ti amo lì contro il muro distrutto

contro la città e contro il sole e contro il vento

contro il resto che io amo e che è rimasto

come un guerriero intrappolato nei ricordi

Ti amo contro i tuoi occhi che si spengono

e soffrono dentro questa superficie vana

e sospettano vendette
e morti per desolazione o per fastidio

Ti amo al di là di angoli e di porte

di treni partiti senza portarci via

di amici che si sono sprofondati ascendendo

finestre periodiche e stelle


Ti amo contro la tua allegria e il tuo ritorno
contro il dolore che scheggia i tuoi esseri più amati

contro ciò che può essere e ciò che fosti

cerimonia notturna per località fantastiche

Ti amo contro la notte e contro l'estate

contro la luce e la tua somiglianza silenziosa

contro il mare in settembre e le labbra che ti esprimono

contro il fumo invincibile dei morti.

(homero adrijaas)


vorrei leggere questa poesia strappata oggi. ma suppongo sopravviverò anche senza.